Attività
Passaggi di Vento - 2022
Migrazioni di ieri di oggi di sempre.
SEMINARIO | CONCERTO | MIGRANTI IN GUERRA | FILM | FUMETTO |TEATRO
«Le campagne francesi continuano a spopolarsi. Le popolazioni rurali che costituivano l’orgoglio e la forza del nostro paese scompaiono a poco a poco. Nella regione del Sud-Ovest e nel centro esse sono o rimpiazzate da colonie straniere, italiane soprattutto, a volte spagnole, oppure da nessuno, dal vuoto desertico [...]. È compito di ognuno cercare rimedi appropriati per combattere il flagello dello spopolamento. Se la sua avanzata non fosse rapidamente arrestata, la dolce Francia diventerà una facile preda per le razze straniere più prolifiche, attirerà nuove e definitive invasioni. [...] Di di conseguenza, se i contadini non si decideranno ad assumere seriamente la sua difesa, la Francia corre il grave rischio di proseguire la sua agonia o di passare in mani straniere, che, per i Francesi, è un po’ la stessa cosa. » 1
« Non sono la miseria né la disoccupazione che hanno allontanato dalle loro case gli italiani. Sono piuttosto i paragoni che essi fanno tra i due Paesi per ciò che riguarda i prezzi della terra e dei prodotti agricoli, il peso delle imposte e le condizioni d’affitto. Questi elementi che nel nostro Paese [la Francia] garantiscono a loro una maggiore remunerazione del lavoro, li hanno spinti ad emigrare nel Sud-Ovest. » 2
Queste due citazioni, presi da un libro di Aroldo Buttarelli e Carmela Maltone3, concorrono a porre alla nostra attenzione quanto le vicende che impongono la migrazione sono più legate a questioni vitali che non a scelte d’ordine di pura e semplice opportunità personale. Sono in qualche modo costitutive della storia umana.
Utilmente riprendiamo qui un passaggio di un altro testo, in questo caso gli autori sono Valerio Calzolaio e Telmo Pievani, in cui vien detto:
« Oggi le costrizioni che portano a migrare sono sia politiche sia ambientali (...) pensiamo che non abbia alcun senso interpretare i flussi migratori contemporanei come se fossero un evento eccezionale, una contingenza del momento, un’emergenza. Il tempo profondo dell’evoluzione insegna il contrario: il fenomeno migratorio umano è strutturale e costitutivo della nostra identità di specie.»4
E ancora
« Indipendentemente dalle mutevoli linee tracciate nel tempo dai confini politici, le Alpi non sono mai state un ostacolo al movimento degli uomini. Sin dal Medioevo, i sentieri e le mulattiere di tutto l’arco alpino erano percorse da viandanti che nella bella stagione attraversavano le montagne per ragioni diverse: erano pastori erranti, mercanti diretti al Nord, colporteurs, artisti, chierici vaganti, mendicanti.»5
Non c’è contraddizione. Tutto, anzi, continua a persistere sotto quella luce di ovvietà che ne impedisce l’occultamento. L’emigrazione è costitutiva della identità di specie in quanto, ci è stato esposto, “strutturalmente” si fa regola e ci regola. Darebbe quasi l’idea di una sorta di imprinting, un apprendimento istintivo, una “formazione”. Ma non è nomadismo.
Nel racconto del tempo, quello della migrazione ci si palesa come una condizione che non appartiene solo agli esseri umani ma, ciclicamente, sottopone la variegata società terrestre all’inesorabile legge dei transiti e delle successioni: i plurimi tracciati marini terrestri e aerei, inducono i regni animale vegetale e minerale alla danza impercettibile mediante la quale semenze, sabbie, sommovimenti di terre e rimescolamenti di rocce nei quali un ribollìo impercettibile squassa in una eruzione esportando da un imprecisabile centro fusioni destinate alla concrezione in superficie.
Abbiamo bisogno di ascoltare e ricordare, sempre, senza vergogna e pure senza la presunzione di avere "già capito le cose una volta per tutte", quindi senza quella sufficienza a considerare le problematiche - vale a dire tutte le situazioni che presentano difficoltà, ostacoli, dubbi, inconvenienti più o meno gravi da affrontare e da risolvere - come si fossero esaurite nel loro essersi già presentate e considerandole, proprio per questo, assunte come risolte.
Quelle due giornate del 10 e 11 settembre scorso, non sono state solamente il tentativo di presentare l’emigrazione quale fenomeno che ha interessato anche la Valle Maira, quindi un fenomeno che storicamente ha prodotto un esodo - e a volte un ritorno -, ma anche, attraverso l’esposizione dei Relatori convenuti al seminario, una rammemorazione di ciò che si è determinato, suggerendo una riflessione di quel che ancora oggi ci investe come esito di un disagio (ambiente, clima, guerra, povertà, disoccupazione, sovrappopolazione e altro).
Riguardo all’argomento, il ventaglio delle letture proposte ha abbracciato vari campi interpretativi e d’intervento, finalizzati ad aggiornare, per quanto possibile, una nuova visualizzazione del fenomeno.
Nell’indire quella due giorni, lo scopo era condividere una nuova messe di ulteriori riflessioni all’uopo. Riflessioni che si sono utilmente volute offrire non solo alla Comunità ma pure a coloro che possiamo chiamare addetti ai lavori. Il linguaggio adoperato, senz’altro piano e non accademico, ha permesso un accesso ampio alle trattazioni svolte dai Relatori.
Aggiungiamo che la produzione di un lungometraggio, la mostra delle tavole di un fumetto dedicato alla migrazione e la rappresentazione scenica e musicale di un testo sulla figura di Giacomo Olivero, nativo di Chiappera e migrante in Francia negli anni Venti, hanno in qualche modo cercato di completare il cerchio delle proposte che si andavano offrendo, articolando la migrazione attraverso altri suoi peculiari linguaggi, trasferendo all’immagine, al segno, al suono la testimonianza resa da questi altri attori del perenne pellegrinaggio dell’esistente.
Ora, passo successivo si valuterà se esistano ulteriori auspicabili segnali di rendere quell’occasione del Seminario di trasferirsi nell’esito di una stampa degli Atti del Seminario medesimo.
Questo primo passo della rassegna “PASSAGGI DI VENTO 2022” prelude a un ulteriore sviluppo che si sta elaborando come plausibile continuazione da proporre per il 2023.
Per ultimo, ma non meno importante, va il ringraziamento della Fondazione Acceglio a don Graziano per avere messo a disposizione la Chiesa di Chiappera permettendo con ciò l’attuazione del Seminario.
***
1 : La mort de nos campagnes in “Le Gers”, 22 novembre 1925.
2 : E. James, L’Immigration italienne dans le Sud-Ouest, “Revue Études Coopératives”, ottobre-dicembre 1927.
3 : Aroldo Buttarelli e Carmela Maltone, La colonia agricola “S. Alessandro” a Blanquefort du Gers. Storia e memoria (1924-1960), Ass. Editoriale IL FILO DI ARIANNA, Istituto bergamasco per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea, Bergamo, 1995.
4 : Valerio Calzolaio e Telmo Pievani, Libertà di migrare. Perché ci spostiamo da sempre ed è bene cosí, Einaudi, Torino, 2016.
5 : Renata Allìo, Le Alpi e l’emigrazione, in "Il Presente e la Storia. Sguardi sulle Alpi. Storia, percezioni, rappresentazioni", n°99, giugno 2021, 1° semestre, Rivista dell’Istituto storico della Resistenza e della società contemporanea in provincia di Cuneo "D. L. Bianco"
COME LA VALIGIA NERA DI WALTER BENJAMIN
Era il 1940 e Walter Benjamin stava cercando di raggiungere un porto
per potersi imbarcare per il Nuovo Mondo. Voleva sfuggire al destino
che affligge ogni perseguitato. Crebbe in lui la paura di non farcela e
cercò la morte, che subito l'accolse.
Dicono avesse con sé una valigia nera. Ma non fu mai trovata.
Forse conteneva manoscritti; senz'altro una vita, che era la sua.
Noi abbiamo cercato una valigia nera. L'abbiamo aperta sapendo che
nulla vi era contenuto. Abbiamo posato al suo interno la locandina di
PASSAGGI DI VENTO e questo foglio, e tanti altri ad esso identici, con la
storia di un altro passaggio. Abbiamo pensato di lasciare uno scritto che
parlasse di un transito per un domani migliore, com'è di diritto alla
speranza di ogni uomo.
Sopra di noi vi sono i corridoi migratori dei volatili. Intorno a noi la
migrazione delle correnti d'aria. Dentro di noi le migrazioni di pensieri.
Sotto di noi il continuo migrante succedersi delle frizioni tettoniche.
Nell'universo la sfrecciante migrazione di asteroidi e l'incessante
succedersi di solstizi ed equinozi. Nel passo dopo passo del flusso
terrestre il susseguirsi di irripetibili incontri con la miriade di creazioni
animate e inanimate.
La migrazione muove i sistemi. I sistemi premono sulle esigenze del
nutrimento, della sicurezza, della felicità, del dominio, dello
sfruttamento spingendo l'uomo a percorrere il mondo. Le necessità
creano le azioni che si vestono di un loro specifico carattere migrando
ora nel bene ora nel male, a volte nel pianto talaltra nel riso.
In questa valigia nera abbiamo tentato di posare il senso nascosto del
sogno dell'uomo: un luogo in cui sia dato vivere la Pace.
Migrare conserva in sé il senso di cambiamento, proprio come il nostro
corpo che muta nel corso dei giorni. Migrare è il calar della sera per
portarci al nuovo mattino; migrante è l'orbitare della terra intorno al
sole, migrante sarà l'atto del serrarsi di questa valigia sulla moltitudine di
sguardi, voci, sentimenti, parole e messaggi che dentro le si sono
riversati.
LASCIA IN QUESTA VALIGIA NERA IL SEGNO DEL TUO PASSAGGIO
Intervistare attraverso le immagini: autorialità, contaminazioni e collaborazioni nella produzione del film Il rituale del passaggio.
Alberto Cavaglion, Università di Firenze
Sabato 10 Settembre 2022
Chiappera, Fraz. di Acceglio (CN), Chiesa Parrocchiale
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Domenica 11 Settembre 2022
Chiappera, Fraz. di Acceglio (CN)