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lo spostamento di persone

Passaggi di vento

Siamo migranti (...) da sempre pur con modalità diverse: prima adagio e inconsapevolmente, poi piú velocemente e avendo l’intenzione di farlo; prima solo sul suolo, poi anche con le idee, ancora poi attraverso strade, mari, cieli; prima soprattutto con spostamenti forzati, dal clima e da altre impellenze di sopravvivenza, poi sempre piú per una scelta pianificata.

(...) Oggi le costrizioni che portano a migrare sono sia politiche sia ambientali (...) pensiamo che non abbia alcun senso interpretare i flussi migratori contemporanei come se fossero un evento eccezionale, una contingenza del momento, un’emergenza. Il tempo profondo dell’evoluzione insegna il contrario: il fenomeno migratorio umano è strutturale e costitutivo della nostra identità di specie.

 

[V. Calzolaio-T. Pievani, Libertà di migrare. Perché ci spostiamo da sempre ed è bene cosí]

Nel 2021, a seguito della nomina del nuovo Consiglio direttivo, la Fondazione Acceglio si propone anche di sviluppare maggiormente una serie di attività che possano unire la cultura, anche locale, con il proprio territorio. La direzione che si va percorrendo mira a proporre delle formule idonee per iniziative di stampo socio-culturale con carattere di continuità, in grado di rendere  più evidente la conseguenzialità rappresentata dal percorso della Fondazione Acceglio. L’obiettivo, per così dire, è inserire nuove proposte di trasformazione per le terre alte onde, tentando un’apertura a esperienze nuove, evidenziare una possibilità per la montagna di essere altro, di non essere intesa unicamente secondo il tradizionale modello storico e pittoresco fin qui vigente. È pregnante che in uno dei “Quaderni degli ecomusei delle valli Stura, Grana e Maira” (N° 3-4, 2012-2014, Premessa, p.5) venga asserito che « la promozione culturale di un territorio può avvenire solo se il tessuto sociale delle Comunità locali viene coinvolto non solo come destinatario passivo, ma come attore e produttore stesso delle attività ». La sfida, dunque, è notevole.

 

La Fondazione Acceglio, in questa occasione, propone una “Scuola estiva”, all'interno della cornice dei monti dell'alta Valle Maira, dove si intreccino le storie di emigrazione di chi è partito in passato da queste zone con quelle di chi oggi vi transita migrando dalle zone povere o tribolate del mondo. 

 

La montagna, coi suoi passaggi trans-frontalieri, si offre come una fucina di storie e di esperienze tramandate che dimostrano come i suoi territori siano da sempre luoghi di migrazione di uomini e donne, producendo reti formali e informali e incontri di culture diverse. Nel passato, si partiva dai paesi alpini e, attraverso i valichi, si andava alla ricerca di una vita diversa. Nel corso del tempo i contesti sono mutati, ma il fenomeno della migrazione interessa sempre l’attraversamento di un confine, di una frontiera non solo fisica ma anche mentale, che interessa e pervade i sogni e le aspirazioni di chi era ed è costretto a migrare o decide comunque di farlo.

 

La tematica, va da sé, permane assolutamente attuale, collegandosi coi flussi migratori ai quali assistiamo anche oggi. Viviamo, infatti, in un periodo storico la cui quotidianità è scandita da notizie di sbarchi o movimenti di masse umane da Paesi in guerra, da situazioni geopolitiche ed economiche difficili, movimenti accompagnati inevitabilmente da ombre tragiche. L’opinione pubblica è sempre più esposta a informazioni riguardanti questa tematica e l’argomento è oggetto di dibattito come pure di strumentalizzazione a fini politici. 

Obiettivi e luoghi

La “Scuola estiva”, quindi, si prefigge l’obiettivo, in questa occasione, di riflettere sui flussi migratori del passato - anche quelli che hanno coinvolto il territorio di riferimento, portando ad esempio gli abitanti a muoversi dalla montagna alla città per poter sopravvivere o cogliere migliori opportunità di vita - con i flussi migratori del presente. Sopravvivenza, dignità, accoglimento sono alcune delle parole sulle quali si può innescare una discussione costruttiva.

L’idea della “Scuola estiva” emerge dal desiderio di dedicare, in una cornice assolutamente possibile e non insolita, un momento di riflessione e di costruzione di nuove percezioni sul fenomeno migratorio, attraverso il connubio tra studiosi di diverse discipline, nel tentativo di tracciare un percorso di riflessione attorno al fenomeno. Un evento che si pone come momento di osservazione e di studio in una cornice di montagna e che coniuga, in questo modo, un’occasione di formazione con la fruizione dell’ambito montano anche da un punto di vista turistico che, paradossalmente, è una forma di migrazione apparentemente indolore.

 

 

Il nome scelto per la Scuola estiva, PASSAGGI DI VENTO, vuole descrivere sia il transito dei flussi migratori, sia la velocità di movimento degli stessi, ma anche quell'elemento o figura che si fa ponte nell’interpretazione delle lingue, del pensiero, del cambiamento; è proprio il cambiamento che in qualche modo assolve la funzione di asse interpretativo della dimensione umana, e non solo.

Il cambiamento, dunque, non è una condizione decifrabile solo attraverso il dato intellettuale ma si presenta nondimeno quale indicatore di un contesto più ampio, terrestre, nel quale l'essere umano è inserito e partecipe, nonché consapevole, del delicato compito che svolge nel contesto naturale. La Scuola estiva tenta allora una rinnovata apertura di dibattito sui cambiamenti geopolitici cui assistiamo e, egualmente, sul peso della “impronta” umana sui mutamenti geofisici e geoclimatici che ci vedono spettatori e altresì attori.

 

Il luogo eletto ad ospitare l’evento è la splendida cornice delle Alpi che incamerano l’agglomerato di Chiappera, nell’Alta Valle Maira, e la scelta non avviene a caso. 

Intanto il posto è un punto neutrale dal quale si può vivere la bellezza naturalistica della montagna senza filtri; inoltre è stato la culla di Giacomo Olivero, giovane combattente che nell’ottobre del ’36 partì alla volta della Spagna per combattere sul fronte repubblicano. 

Di questo giovane non si parla nei libri di storia, ma la sua vita viene descritta attraverso un’interessante ricerca storica, operata da cinque studenti, a traccia del suo breve percorso: morirà nel 1938 ad appena 35 anni. Il giovane Giacomo, insieme al fratello, fu uno di quei migranti che, intorno agli anni ’20, da questa montagna nostrana si diressero verso una grande città come Parigi, alla ricerca di un impiego. 

Chiappera, pertanto, diventa il luogo simbolo di questa riflessione sui “Passaggi” di ieri, di oggi e di sempre, “Passaggi” aventi a che fare con l’istanza di un umile tentativo di ricomporre, a partire dal passato, la conoscenza di ciò che è stato il fenomeno delle migrazioni.

 

Inoltre, la Scuola estiva diventa un’occasione per enucleare la figura dell’Olivero come esempio di quanti, in quegli anni, si spostavano alla ricerca di una vita migliore ma anche rivendicando il diritto di essere soggetti senzienti e pensanti, cittadini politicamente determinati a prendere visibilmente parte alle contingenze della vita, anche attraverso il coinvolgimento in una guerra.

Qui la scuola estiva vuole operare un collegamento fra la piccola storia di un luogo e la grande storia attuale, fra la storia di lunga data e la storia più vicina dell’oggi, la nostra storia, quella che ci vede vivere sul medesimo territorio, per quello che siamo ora con ciò che c’è ora.

Se tra gli obiettivi che la Fondazione Acceglio si prefigge - veramente onerosi a dire il vero - troviamo quello finalizzato a mostrare un territorio da poter vivere come esperienza turistica, permettendo quindi alle attività che vi operano di incrementare la loro proposta sotto molteplici punti di vista, cercando dunque di sviluppare ancor più un’offerta turistico-culturale, ciononostante essa non disdegna il sogno di poter accompagnare a questa visione una tensione di “rinascimento”, nel senso pieno della parola, vale a dire un cambio di visione che oltre al “dire” culturale ha bisogno di un “fare”, di un impegno “civile”, di una svolta ideale vera, non fasulla.

L’idea alla base

La Scuola estiva vorrebbe costituire un appuntamento. Un appuntamento tra generazioni a confronto, rivolto, come si diceva, allo studio della storia presente, accompagnata opportunamente da una riflessione che prende il via dall’opera (incompiuta) di Walter Benjamin, i “Passages”, e dalle sue tesi sul concetto di Storia. Per Benjamin « i Passages sono case o corridoi senza alcun lato esterno - come il sogno » e nelle sue tesi sul concetto di Storia la tradizione di chi è oppresso, di colui che non decide del proprio destino, diventa la profezia di un possibile futuro diverso e capace di parlare alle comunità presenti e a venire.

 

Attraverso il confronto fra passato e presente si accede alle contraddizioni che oggi viviamo rispetto al fenomeno delle migrazioni: gli storici si incaricano di tracciare una linea di continuità fra gli eventi e i processi del passato e il futuro dei popoli; gli antropologi delineano una cartografia di possibilità nascoste nella storia umana, restituendo una “forma” della relazione tra le comunità e i territori che le ospitano. Frammenti che vanno a ricomporre un quadro di memorie, spazi e tempi, tesi a delineare una direzione verso i possibili paesaggi di domani. 

Si tratta di un tentativo di incontro, seppure fugace, fra chi questi luoghi li abita e chi li attraversa, nel tentativo di rinnovare una tradizione che è già presente nei territori transfrontalieri. Perché la tradizione esige un suo rinnovamento e, come notava il compositore Gustav Mahler, « La tradizione è la custodia del fuoco, non l'adorazione delle ceneri »; seppure con un piglio crepuscolare, abbiamo il dovere, proprio attraverso la sua custodia, di progettare il cambiamento.

 

“Passato” e “Presente” acquistano un significato per definire un “Sempre”. Il confine, la frontiera, le migrazioni e i passaggi rappresentano solo un problema umano? Le piante migrano? E i minerali? Sotto terra radici s’intrecciano assorbendo elementi e liberandone altri, nel terreno e nell’aria; grandi abbracci si irradicano a nostra insaputa, estranei ad ogni legge di separazione. Dal cielo cade pioggia che dilava e scorre, evapora, sale, transita per la vasta atmosfera puntando, con segreta forza, a raggiungere altre lontananze, precipitando a conoscere nuovi luoghi. E quando diserta l’acqua, è il vento che alza polveri e sparge altrove ciò che sembrava immobile.

Se ben guardiamo, nel fondo di noi stessi, un’altra storia s’avanza, e soprattutto senza di noi; però la differenza la fa la memoria, e memoria vuol dire lasciare l’impronta di una Bontà delle cose nelle cose o, come di dice Matteo Chiavarone in un suo scritto dedicato a Trieste, « ... la Memoria (è) la madre delle Muse. La sua stessa natura genera tutte le arti e dà senso alla vita, proteggendola dal nulla e dall’oblìo. Una memoria “divina” che spesso è giustizia e carità, ma altre volte è totale rifiuto di lasciare cadere in prescrizione il male». E da Sempre è così.

Scuola estiva per chi?

La scuola estiva è dedicata a un momento di dibattito e riflessione con forte taglio sulla situazione attuale. L’evento è aperto a tutti, ma si concentra principalmente su un pubblico di studenti universitari, studiosi e ricercatori.

Per questo la rete che va a costituirsi raccoglierà personalità provenienti da Università, Centri di ricerca, Associazioni culturali e impegnate sul territorio.

Per tutto questo la Fondazione Acceglio profonderà il proprio impegno al fine di conseguire la realizzazione dei progetti e delle iniziative messe in campo.

GIACOMO OLIVERO: UN UOMO NELLA STORIA

Si presenta qui una ricerca redatta nel 2018 dagli studenti Chiara Benso, Nicolò Biancotto, Gabriele Einaudi, Lisa Saccardi e Giulia Verra, coordinati dalla Prof.ssa Daniela Bernagozzi. Il lavoro documentale riguarda la figura di Giacomo Olivero, abitante di Chiappera, classe 1903, migrante a Parigi negli anni '20, deceduto sul fronte spagnolo a Caspe nel 1937.

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